Diagnosi energetica: l’uomo al centro dell’analisi sull’edificio
Il concetto di “diagnosi energetica” è molto spesso associato all’individuazione di interventi mirati a ridurre i consumi energetici e quindi i costi di gestione di un immobile (o industria o sistema di trasporto).
Nei nostri lavori tendiamo però a considerare anche altri aspetti, quelli che definiamo “benefici non monetari”, primo fra tutti il comfort per gli occupanti. La validità di questo approccio è confermata anche dalla normativa di riferimento, la norma UNI CEI EN 16247.
Nella parte 1 della norma tra i vari aspetti che l’auditor energetico deve considerare nel definire le opportunità di miglioramento energetico sono citati “gli altri possibili vantaggi non energetici (come produttività o manutenzione)”. Il concetto poi è esplicitato ancora meglio nella parte 2 della norma, dedicata alla diagnosi energetica degli edifici, dove si legge che durante il sopralluogo l’auditor deve “valutare per ogni servizio significativo il corrente e futuro livello di esercizio (per esempio temperatura, umidità, livello di illuminamento, etc.)”.
Ancora più chiaramente poi, nel capitolo relativo al rapporto finale da consegnar alla committenza, è scritto che bisogna riportare “per ogni servizio di edificio un confronto tra il livello di servizio corrente e quello appropriato (quali i criteri ambientali interni, ecc.). Il livello di servizio […] non deve risultare compromesso da ogni misura di risparmio energetico proposta” e che il rapporto finale deve presentare per gli interventi proposti “la verifica dei requisiti in termini di comfort, salubrità e benessere”.
Un altro aspetto evidenziato dalla norma UNI CEI EN 16247 è l’importanza della formazione e sensibilizzazione degli utenti finali, dato che le performance energetiche possono essere fortemente influenzate dal comportamento degli utenti.
In sintesi la diagnosi energetica, pur trattando l’analisi di un bene o processo, non può prescindere dal considerare che lo scopo finale è garantire il benessere degli occupanti e che solo il loro coinvolgimento può garantire il corretto svilupparsi delle misure migliorative. Bisogna quindi entrare nell’ottica che l’uomo deve essere al centro delle analisi anche quando si parla dell’edificio.
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