E’ ormai frequente vedere cantieri per la realizzazione di cappotti termici. In poco tempo imprese edili, cartongessisti, pittori, e praticamente chiunque abbia capito il business che c’è dietro si è buttato a capofitto in quella che sembra il principe del risparmio energetico.

Con questo non voglio dire che chiunque faccia cappotti non sappia cosa stia facendo, anzi, ci sono molti posatori che sono formati e aggiornati sul lavoro specialistico. I problemi però nascono nel momento in cui chi vi sta di fronte è improvvisato e fino al giorno prima faceva praticamente tutt’altro.

Ci sono alcune cose che è bene chiunque stia pensando di fare un cappotto dovrebbe tenere presente.

1.    Il “cappotto termico” serve al mio edificio?

Considerando il parco immobiliare italiano è molto probabile che la posa di un isolamento delle murature esterne del vostro fabbricato sia efficace per ridurre i consumi energetici. Va ricordato però che non è sempre così. E’ utile valutare a tavolino le varie alternative per la riduzione dei consumi termici. Come si può fare? Ad esempio si può richiedere una diagnosi energetica dell’immobile ad un tecnico competente. In questo modo si ha la consapevolezza di eseguire le sole opere di cui il fabbricato ha bisogno, magari programmando diversi lavori da eseguire un po’ per volta senza dover rivedere o rompere delle opere appena realizzate. Visto che la diagnosi energetica può essere costosa noi abbiamo ideato e sviluppato Walkit, il primo servizio smart per la riqualificazione energetica. Si tratta in estrema sintesi di una diagnosi energetica semplificata e dal costo contenuto (97€). Se vuoi scoprire di più su Walkit puoi visitare la pagina dedicata.

2.    Cos’è il cappotto termico?

Il sistema a cappotto è un metodo per la coibentazione termica delle murature. E’ definito come un sistema perché è composto da diversi materiali disposti in successione per ottenere il risultato voluto. Generalmente nel cappotto esterno troviamo: la muratura esistente, il pannello isolante con la colla retrostante, il fissaggio dei pannelli con tasselli, doppia rasatura con rete in fibra di vetro interposta posata fresco su fresco, primer e intonaco colorato. Il pannello isolante costituisce l’anima definisce le caratteristiche di resistenza termica, ma è l’intero sistema a garantire i risultati.

3.    Qual è l’isolante migliore e di che spessore?

Non esiste il materiale migliore in assoluto. La risposta sembra banale ma è così. Infatti bisogna valutare quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere in funzione della località, dell’esposizione, della struttura dell’edificio e dei ponti termici, dell’eventuale accesso ad incentivi fiscali, dell’utilizzo che si vuol fare degli ambienti e quindi il livello di comfort necessario. Inoltre possono entrare in gioco valutazioni non solo di tipo energetico, ma anche legate alla sostenibilità complessiva. Per avere la certezza di utilizzare il giusto materiale e raggiungere gli obiettivi è necessario definire un progetto dell’intervento. Questa fase spesso viene saltata affidandosi direttamente alle imprese, ma si corre il rischio di fare più danni che benefici. Ad esempio causando la formazione di muffe dove prima non si sviluppavano.

4.    Trasmittanza, conduttività e densità. Mettiamo un po’ di ordine.

In questo punto non elencherò le definizioni scientifiche dei tre parametri, facilmente recuperabili sui testi e on line, ma forse poco utili per i non addetti ai lavori. Vorrei invece concentrarmi sul loro significato fisico.

La trasmittanza (U) indica quanto calore passa attraverso un elemento, che può essere una muratura, un serramento, un soffitto o un pavimento. Questo è il parametro che utilizza (sotto varie forme) il legislatore per determinare il minimo isolamento da utilizzare in caso di intervento edilizio o per le agevolazioni fiscali. I valori variano anche di molto rispetto alle fasce climatiche in cui si trova l’edificio.

La conduttività (lambda) è la capacità di un materiale a farsi attraversare dal calore. Controllando questo parametro si può facilmente valutare in modo sommario se un materiale isola di più rispetto ad un altro. In genere il valore per materiali isolanti varia tra 0,025 W/mK e 0,045 W/mK. Più è alto meno isola più è basso più isola. Attenzione ai prodotti miracolosi, non esistono!

La densità del materiale influenza soprattutto l’inerzia termica dell’elemento (utile nei periodi estivi) e influisce sulla proprietà di accumulare il calore nelle ore più calde e di rilasciarlo gradualmente nelle ore più fresche. Non sempre una densità più alta è positiva, ad esempio per l’EPS (polistirolo) densità troppo alte possono dare problemi nei cappotti. Oltre una certa soglia è molto probabile che durante i cicli estivi di riscaldamento e raffreddamento della parete, la rigidità dei pannelli crei delle tensioni superficiali che possono portare alla formazione di crepe sulla facciata.

5.    Il cappotto e i ponti termici.

Quando si “cappotta” può capitare di evidenziare dei problemi esistenti nell’involucro anzi che risolverli. Questo avviene quando non vengono verificati e trattati opportunamente i ponti termici. Quando si riveste la parete il flusso di calore che passa dall’interno verso l’esterno viene “bloccato” dall’isolamento del sistema a cappotto. Se il volume riscaldato è viene isolato in modo omogeneo si viene ad evidenziare un “ponte termico” dove la temperatura superficiale sarà più bassa rispetto a quelle delle murature isolate. In questi punti si può manifestare il fenomeno della muffa. I ponti termici più comuni sono, spalle delle finestre, davanzali e soglie, balconi, corpi aggettanti, cordoli di gronda ed elementi impiantistici.

6.    Fa caldo. Il cappotto mi può salvare?

In molti associano il sistema a cappotto al solo periodo invernale, come una delle principali cure per l’edificio contro la dispersione del calore interno danarosamente generato. Se ben progettato l’isolamento delle murature esterne può prevenire anche il surriscaldamento degli ambienti interni nei periodi estivi. Questo deve essere valutato considerando l’inerzia termica della muratura con il cappotto di progetto e studiato attraverso un’analisi dinamica  (la temperatura superficiale esterna varia al passare delle ore) per calibrare opportunamente gli interventi.

7.    Il cappotto e le opere accessorie.

Fare il cappotto non vuol dire solo realizzare un rivestimento in materiale isolante, ma vanno valutate anche tutte le opere accessorie. Queste opere comprendono tutte le interconnessioni tra il cappotto e qualsiasi altro elemento. Le più importanti, e sempre presenti, sono le seguenti:

  • Le banchine e le soglie sono i primi elementi che devono essere adeguati in quanto il posizionamento delle lastre isolanti li inglobano. In genere vengono sostituiti con nuovi elementi in pietra o in lamiera.
  • Le ante costituiscono un problema non indifferente. I loro cardini non possono essere fissati direttamente al sistema a cappotto ma alla muratura esistente. In fase di esercizio i continui movimenti possono generare la rottura del sistema nell’intorno degli elementi di fissaggio. Esistono vari metodi che devono essere valutati caso per caso.
  • Gli elementi tecnologici come le unità esterne dei “condizionatori”, cavi elettrici, pluviali o qualsiasi altro elementi fissato alla parete va rimosso e riposizionato o inglobato all’interno del sistema valutando tutte le implicazioni caso per caso.

8.    Che colori? La finitura esterna;

Parlare di colori sembra una questione secondaria, invece è molto importante, perché la capacità di assorbire il calore del sole è dovuta proprio al colore. Durante i mesi estivi la superficie esterna deve sopportare le forze tangenziali dovute alla differenza di temperature superficiale. Più il colore è chiaro, più la superficie tenderà a riflettere l’energia luminosa e ad essere meno soggetta alle tensioni. Con colori scuri invece le tensioni possono diventare molto importanti e produrre anche delle rotture negli strati sottostanti. Si consiglia quindi di evitare colori troppo scuri.

9.    Il cappotto assicurato.

Su richiesta è possibile stipulare con una primaria compagnia di assicurazioni una polizza specifica per il Sistema Cappotto Termico del tipo postuma decennale di rimpiazzo totale delle opere. Alcune ditte installatrici lo propongo già all’interno del loro preventivo per un costo di circa il 2% dell’opera. Molte volte viene proposta la sola assicurazione del materiale ma è fondamentale richiedere anche quella della posa. Le compagnie assicuratrici assicurano solo le opere eseguite con il sistema Eta che prevede il controllo da parte di un perito all’inizio del cantiere e durante le fasi di posa, dove vengono verificati gli accorgimenti tecnici e l’utilizzo dei metodi di posa specifici. Questo metodo con certificazione europea è una garanzia per la buona riuscita di un’opera complessa e molto particolareggiata come il sistema a cappotto.

10. Come verificare il lavoro.

Una volta terminato il lavoro tutto appare bello e curato. Ma è possibile verificare che il cappotto è stato eseguito nel miglior modo possibile? Che tutti i ponti termici sono stati curati e limitati dal sistema a cappotto?  Nel periodo invernale viene in nostro soccorso la tecnologia della termografia, con la quale è possibile visualizzare la temperatura superficiale dell’edificio. Dove non troveremo una colorazione uniforme avremo una differente dispersione del calore e quindi un ponte termico. Questa è una delle tecnologie di cui disponiamo per verificare sia a priori che a posteriori l’intervento di isolamento dell’edificio con la quale effettuiamo la analisi per verificare dove sono posizionati i punti critici dell’edificio.

Se hai qualche dubbio e non puoi aspettare richiedi walkit, sapremo aiutarti a risolvere le problematiche legate agli edifici.